Poco dopo essere entrato al servizio del cardinale Ippolito d’Este, nel 1503 Ariosto riceve gli ordini minori,
che gli assicurano esenzioni fiscali e rendite parrocchiali. Tra di
esse vi furono per un periodo quelle provenienti da S. Maria
dell’Uliveto, dipendente dalla plebana di Albinea, del cui beneficio il
poeta viene investito nel 1506. Ludovico non ne diresse di persona
la cura e ne prese possesso per mezzo di un procuratore.
Peraltro, anche il conte Ercole Manfredi vantò diritti sulla chiesa:
avendoli esercitati prima del 1490, li cedette al fratello Feltrino per
riottenerli nel 1505 dall’abate del monastero di S. Prospero, sotto la
cui tutela era posta S. Maria dell’Uliveto.
Per dirimere la controversia Ariosto decise per la rinuncia al suo
diritto, anche perchè si stava profilando per lui l’occasione - poi
divenuta realtà - di ottenere il ben più ricco beneficio
dell’arcipretura di S. Agata nella diocesi di Ferrara.
La chiesa sorge sulle prime colline del territorio albinetano, in
corrispondenza di una dorsale di spartiacque ad est del castello di
Montericco. Il nome derivò dagli ulivi che a partire dall’età
medioevale crescono non lontani dalla chiesa, in virtù di un favorevole
microclima.
L’edificio religioso segnala la sua antichità, probabilmente
risalente al Medioevo, per l’orientamento della facciata, volta ad
occidente come era norma nel periodo precedente al Concilio di Trento.
Di rilievo, all’interno, le pareti affrescate con immagini
riferibili al Cinquecento e un bel paliotto in scagliola che orna
l’altare maggiore.
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