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Ritratto di Daria Malaguzzi ubicato presso la Prefettura di Reggio E. |
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Lo stemma della casata
Malaguzzi-Valeri |
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Daria Malaguzzi discendeva da una delle più nobili famiglie cittadine,
quella di Gabriele Malaguzzi. Il censimento dell’agosto 1473 la ricorda
come “Dalia”, mentre nell’atto di battesimo datato 1 aprile 1453 e
conservato nei registri del Battistero di Reggio Emilia è chiamata
Daria Ioconda. Insieme a fratelli, cognate,
nipoti e servitù risiedeva nel quartiere di Porta Castello,
circoscrizione parrocchiale di S. Maria Maddalena, nel palazzo già di
proprietà del nonno Valerio Valeri, la cui figlia Taddea aveva sposato
Gabriele Malaguzzi, dottore in filosofia e medicina, padre - morto
molto giovane - di cinque figli, tra cui la piccola Daria.
Uomini
illustri appartenevano al casato dei Malaguzzi e anche i fratelli di
Daria vennero chiamati ad importanti cariche pubbliche: Lodovico fu
podestà a Firenze, Siena, Bologna, Forlì e Lugo. Di Valerio, “uomo
dottissimo”, si conserva il monumento funebre, opera di Bartolomeo
Spani, nella Cattedrale di Reggio.
Il
matrimonio di Daria con Nicolò Ariosto avvenne forse nel settembre
1473; la giovane sarebbe diventata moglie e madre esemplare, tenuta
nella massima considerazione dal marito, dai figli, dai familiari, che
continuarono a ricordarla nei testamenti, e dai contemporanei. L’8
settembre dell’anno successivo nasceva il poeta, a cui seguirono
quattro fratelli, nati a Reggio: Taddea Giovanna, Gabriele, Laura
Margherita e Giulia Giovanna. Una sesta figlia, Virginia, nascerà nel
1482, dopo che Nicolò Ariosto aveva già lasciato l’incarico di capitano
della Cittadella di Reggio per assumere il comando di quella di Rovigo,
dove si era trasferito con la famiglia, e che abbandonerà dopo
l’invasione da parte della Repubblica Veneta, ritrovando ospitalità
presso i parenti reggiani di Daria.
La
nomina di Nicolò a tesoriere generale delle milizie ferraresi segna un
nuovo trasferimento, insieme alla moglie e ai figli, a Ferrara, tra il
1484 e il 1485. Nella città estense il padre del poeta, nominato in
seguito giudice dei Savi, si attirò critiche e antipatie da parte della
popolazione, diventando oggetto di sonetti spiritosi, ma anche
offensivi, esposti nei punti centrali di Ferrara. In essi compare
qualche volta anche Daria, ma sempre vista come ammonitrice del marito.
Il malcontento crebbe a tal punto che fu necessario un nuovo
trasferimento degli Ariosto - tranne Ludovico che continuò gli studi a
Ferrara - a Modena, dove Nicolò fu capitano delle milizie e dove
nacquero altri due figli, Galasso e Alessandro. Terminato il tempo del
suo incarico, la famiglia rientrò a Ferrara.
Quando
Nicolò Ariosto muore, nel 1500, Daria ha 47 anni; la sua ultima figlia
ne ha solo sette. Continua a vivere dedicandosi ai figli "in statu
viduali et onesto". Non si conosce la data esatta della sua morte,
certo avvenuta prima del 1522, quindi forse a 69 anni. Venne sepolta
accanto al marito, nel sepolcro posto nella chiesa di S. Francesco a
Ferrara.
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