Ludovico Ariosto scrisse anche cinque commedie, assecondando il largo favore che il genere teatrale godeva alla corte estense.
Nacquero così la Cassaria (1508) e i Suppositi (1509), scritte in prosa e più tardi versificate; il Negromante (1520) e la Lena (1528) in endecasillabi sciolti sdruccioli; gli Studenti, incompiuta e completata dal fratello Gabriele con il titolo di Scolastica.
Le commedie di Ariosto rappresentarono un modello per tutto il teatro del Cinquecento, che seguì, secondo la direzione indicata dal Poeta, l’imitazione dei classici latini - in particolare di Plauto - unita alla diretta osservazione della realtà di ogni giorno.
Ma Ariosto vi unisce anche la propensione per un intreccio avventuroso, ciò che sarà componente fondamentale del suo poema.
Il documento qui riprodotto, di mano dell’Ariosto, conservato presso la Biblioteca Estense di Modena, propone il prologo della “Lena”.
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