Tra il 1518 e il 1519 (datazione peraltro controversa) l'autore elabora cinque canti che ruotano intorno al traditore Gano di Maganza. Questo frammento, lacunoso e incompleto, non sarà mai utilizzato da Ariosto, né come "giunta" al Furioso, né come possibile esordio di un nuovo poema.
Furono pubblicati postumi nel 1545, in appendice ad un’edizione curata da Virginio Ariosto, figlio del poeta, per i tipi di Paolo Manuzio e ripubblicati – emendati di alcune lacune – nel 1548 per conto dell'editore Giolito.
Dei Cinque canti esiste anche un manoscritto, di probabile mano di Giulio di Gianmaria Ariosto, risalente alla metà del cinquecento, che riporta un'ottava iniziale altrimenti ignorata da entrambe le stampe. Questo manoscritto però pur con qualche modifica nell'ordine delle ottave e con qualche sciatteria linguistica, per lo più imputabile al copista, riporta il medesimo testo pubblicato precedentemente.
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