I grandi e nobili affetti della fedeltà, dell’amicizia, della generosità sono i temi dell’episodio di Cloridano e Medoro, che si svolge sullo sfondo della battaglia, quando Medoro si propone di cercare sul campo, nella notte, il corpo del proprio signore caduto per dargli sepoltura, come estremo tributo di lealtà. E con lui si muove Cloridano, che, anche se convinto dell’assurdità dell’impresa, in nome dell’affetto è pronto a rischiare la vita, pur di non abbandonare Medoro.
Volto al compagno, disse:
“- O Cloridano,
io non ti posso dir quanto m'incresca
del mio signor, che sia rimaso al piano,
per lupi e corbi, ohimè! troppo degna esca.
Pensando come sempre mi fu umano,
mi par che quando ancor questa anima esca
in onor di sua fama, io non compensi
né sciolga verso lui gli oblighi immensi.
Io voglio andar, perché non stia insepulto
in mezzo alla campagna, a ritrovarlo:
[…]
Stupisce Cloridan, che tanto core,
tanto amor, tanta fede abbia un fanciullo:
e cerca assai, perché gli porta amore,
di fargli quel pensiero irrito e nullo;
ma non gli val, perch'un sì gran dolore
non riceve conforto né trastullo.
Medoro era disposto o di morire,
o ne la tomba il suo signor coprire.
Veduto che nol piega e che nol muove,
Cloridan gli risponde: - E verrò anch'io,
anch'io vuo' pormi a sì lodevol pruove,
anch'io famosa morte amo e disio.
Qual cosa sarà mai che più mi giove,
s'io resto senza te, Medoro mio?
Morir teco con l'arme è meglio molto,
che poi di duol, s'avvien che mi sii tolto-“.
(C. XVIII, 168-171)
Un altro personaggio che paga il suo debito d’amore e di fedeltà è Zerbino, figlio del re di Scozia, che, dopo lunghe peripezie, riesce a ricongiungersi all’amata Issabella; e questo grazie ad Orlando, che ha salvato la vita di Issabella sottraendola ai briganti e quella di Zerbino, incolpato ingiustamente dai Maganzesi. Zerbino muore per difendere l’onore di Orlando, battendosi con Mandricardo, impadronitosi della spada del Paladino ormai folle. Issabella riuscirà poi, con l’inganno, a farsi uccidere da Rodomonte e morirà invocando il nome dell’amato.
Del resto, anche Ruggiero, per debito di riconoscenza verso Agramante, non l’abbandona nel momento del pericolo e attende la fine della guerra per farsi cristiano e sposare Bradamante.
testi: Aurelia Fresta e Fabrizio Anceschi
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