Viaggio intorno a Ludovico Ariosto e alla sua Reggio Emilia Viaggio intorno a Ludovico Ariosto e alla sua Reggio Emilia Viaggio intorno a Ludovico Ariosto e alla sua Reggio Emilia
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Atlante è un mago nel cui castello, grazie a un incantesimo, si radunano tutti i migliori paladini.

“Egli sul Pireneo tiene un castello
(narrava l'oste) fatto per incanto,
tutto d'acciaio, e sì lucente e bello,
ch'altro al mondo non è mirabil tanto.
Già molti cavallier sono iti a quello,
e nessun del ritorno si dà vanto:
sì ch'io penso, signore, e temo forte,
o che sian presi, o sian condotti a morte”.
(C. IV, 7)

L'incantesimo ha lo scopo di aiutare Ruggero, il paladino che Atlante vuole proteggere.
Il mago sapeva infatti che, qualora il guerriero cristiano avesse sposato la pagana Bradamante - e con lei avesse avuto dei figli - la sua vita sarebbe stata molto breve.

Nella descrizione del castello incide probabilmente il ricordo, ben vivo nella mente del poeta che vi soggiornò per lunghi mesi, della rupe canossana e dei suoi scoscesi paesaggi:

“Quindi per aspro e faticoso calle
si discendea ne la profonda valle.
[...]
Vi sorge in mezzo un sasso, che la cima
d’un bel muro d’acciar tutta si fascia;
e quella tanto inverso il ciel sublima,
che quanto ha intorno, inferior si lascia.
Non faccia, chi non vola, andarvi stima;
che spesa indarno vi saria ogni ambascia.
[...]
Da quattro canti era tagliato, e tale
che parea dritto a fil de la sinopia.
Da nessun lato né sentier né scale
v’eran, che di salir facesser copia,
e ben appar che d’animal ch’abbia ale
sia quella stanza nido e tana propria”.
(C. IV, 11-13)

testi: Aurelia Fresta e Fabrizio Anceschi

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