La morte del padre segna per Ariosto l’inizio delle cure per la sua numerosa famiglia, che lo portano a richiedere e ad accettare incarichi alla corte estense: nell’aprile del 1502 è già capitano della rocca di Canossa.
Del glorioso castello dell’età matildica rimane ormai solo il ricordo: oltre ai magazzini e all’alloggio del capitano, alcune camere a levante ospitavano la non numerosa scorta armata.
Il luogo, piccolo e quieto in tempo di pace, offrì al poeta una gradevole dimora, senza troppi impegni da assolvere. La vicinanza con la città di Reggio Emilia, inoltre, gli consentì di raggiungere agevolmente il Mauriziano, villa dei cugini Malaguzzi.
A Canossa riprese a scrivere e a comporre versi latini e rime in volgare; lesse gli antichi classici e la letteratura romanza, quelle storie di cavalieri che lo avevano già affascinato come nell’Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo.
La carica di capitano terminò per Ludovico nel 1503, ma il ricordo di Canossa continuò ad accompagnarlo. Forse se ne ricordò proprio al tempo del Furioso, nella descrizione del castello di Atlante.
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