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Bartolomeo Veneto:
ritratto di donna
(tradizionalmente Lucrezia Borgia) |
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Pinturicchio:
ritratto di Lucrezia Borgia |
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Bartolomeo Veneto:
ritratto di Lucrezia Borgia |
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Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 1502, Ferrara si riempì di forestieri accorsi da ogni parte per assistere al matrimonio tra Alfonso, erede del ducato di Ferrara, e Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI.
Vi ritornava da Canossa, per partecipare allo storico evento, anche Ludovico Ariosto. Ma durante lo svolgimento del corteo nuziale Lucrezia, elegantissima, con i capelli biondi sciolti a sfiorarle le spalle, cadde a terra per un’improvvisa impennata del cavallo. All’incidente fu in fretta posto rimedio e Lucrezia riprese la via verso Palazzo Ducale.
Ma qualcuno, che vide tutto, non dimenticò. E così, anni dopo, cambiato lo scenario, un’altra principessa, che si chiamava Angelica e veniva dal Catai, spaventata alla vista di Orlando ormai perso nei meandri della follia, fuggiva inghiottendo un anello magico che rendeva invisibili. Nella fretta, però, perdendo l’equilibrio,
“levò le gambe et uscì de l’arcione
e si trovò riversa in sul sabbione”.
Lucrezia, con i suoi abiti e le sue acconciature, detterà la moda di Ferrara del suo tempo.
Dopo gli anni splendidi della giovinezza, sempre meno negli ambienti di corte e in città si parlerà di lei, ormai quasi nascosta all’ombra dell’illustre sposo.
Muore nel giugno del 1519, all’età di 39 anni, al termine di una difficile gravidanza, l’ottava, compianta dal marito come “dolce e cara compagna della vita” e compianta anche dal popolo.
Del resto, il matrimonio con Alfonso d’Este, avvenuto sullo sfondo di una delicata situazione storico-politica determinata dall’invasione francese in Italia e dal nepotismo di papa Alessandro VI, segna senza dubbio uno spartiacque nella vita di Lucrezia, che alla negatività del periodo romano contrappone il positivo periodo ferrarese, nonostante le discusse relazioni affettive con Pietro Bembo e Francesco Gonzaga, che vanno probabilmente inquadrate in un “modus vivendi” del Rinascimento italiano.
Lucrezia, duchessa di Ferrara (1502-1519), è “moglie e madre esemplare, nuora apprezzata dal duca Ercole, abile reggente in luogo del marito guerriero lontano da Ferrara, fulcro culturale come protettrice e amica di letterati e artisti, fervente religiosa tanto da diventare terziaria francescana. Nella serenità del periodo ferrarese si esprime il vero animo della donna che in esso annega i primi tormentati e turbolenti vent’anni della vita”.
Ariosto (I Egloga) esalta di Lucrezia
“… la singolare grazia del volto,
le leggiadre fattezze, il bel sembiante
e quel celeste andare …”;
la stima e la pone sopra
“ … ciascuna insino a qui famosa
di singolar beltà, di gran prudenza,
e d’ogni altra lodevole eccellenza”
(O.F., C. XIII, 70);
le riconosce il pregio “sopra tutti gli altri incliti” di madre premurosa:
“si loderà che di costumi regi
Ercole e gli altri figli avrà dotati,
e dato gran principio ai ricchi fregi
di che poi s’orneranno in toga e armati” (O.F., C. XIII, 71).
testi: Aurelia Fresta e Fabrizio Anceschi
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